nelle fotografie di scena e di set di Angelo Novi
Pasolini sul set de Il Vangelo secondo Matteo nelle fotografie di scena e di set di Angelo Novi
Angelo Novi (1930-1997) è stato uno dei più grandi fotografi di scena del cinema italiano (ha lavorato sui set di Bernardo Bertolucci, Mauro Bolognini, Luigi Comencini, Alberto Lattuada, Sergio Leone, Valerio Zurlini e altri). Del suo metodo, diceva: «Non ho mai creduto alle “regole” che certe produzioni imponevano o impongono, “Mai fotografare un attore di spalle, oppure mai sfocare il soggetto principale”… A me molto spesso è capitato di fare delle buone fotografie mettendo a fuoco soltanto un dettaglio e lavorando con le massime aperture… Credo che l’abilità di un fotografo stia nel “far vedere” la materia sia essa un cristallo, la carta, la pelle…» Ha seguito il cinema di Pasolini lungo sei anni e otto film: Mamma Roma (1962), La ricotta (1963) (solo per alcuni giorni), Comizi d’amore (1964), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966) (solo per alcuni giorni), La terra vista dalla luna (1967), Che cosa sono le nuvole? (1967) e Teorema (1968). Il Vangelo secondo Matteo (1964), di cui questa mostra espone ventisette fotografie di scena e di set, ha segnato un mutamento nel cinema del poeta-regista non tanto perché, per la prima volta, si fosse ispirato ad un testo letterario, allontanandosi dall’ispirazione dei suoi romanzi ambientati nell’universo del sottoproletariato romano, ma perché passò «a una tecnica completamente diversa, al così detto magma. Non c’è altra parola. Cioè, anziché servirmi sempre degli stessi obiettivi, anziché usare delle piccole carrellate precise, dei movimenti panoramici ecc. ecc. ho usato gli obiettivi più strani, ho messo insieme dei primi piani col 25 e col 100, ho usato lo zoom sull’intero obiettivo». Le fotografie di questa mostra dedicata a Il Vangelo secondo Matteo si riferiscono soprattutto alla lavorazione delle sequenze del battesimo di Cristo, della danza dei sette veli, dell’ultima cena e dell’orto dei Getsemani. Novi ha ritratto l’energia fisica e intellettuale di Pasolini in diverse declinazioni di movimenti, un’energia di gesti e azioni sempre sicuri e determinati, ma inquieti, come appare anche nelle immagini che lo ritraggono immobile, dove il suo corpo non è mai rilassato e sempre teso. In tutte le immagini, tranne in quella che lo ritrae fra i Farisei, il regista porta gli occhiali scuri, che sembrano fungere da schermo protettivo e di distanza di guardia verso l’esterno. Alcune fotografie ritraggono Pasolini nello scenario naturale del torrente di Chia dove sta preparando la sequenza del battesimo di Cristo. Quel luogo, trasformato dalla finzione nel Giordano del Vangelo, è vicino al borgo di Chia (presso Viterbo). Era un luogo che lo scrittore amava particolarmente, tanto che vi acquistò, pochi anni più tardi, un’antica torre medievale e fece costruire un’abitazione semicircolare dove spesso si ritirava. Novi ha catturato l’espressività dei gesti di Pasolini: famosa è l’immagine dove è chino sulla madre Susanna, in una tenerezza che rimane intima e raccolta anche nello spazio pubblico del set. Intravediamo il sorriso del regista negli zigomi, mentre appare chino di spalle sulla madre, quasi completamente coperto dal bianco della camicia. Lo sguardo di candore infantile che Susanna rivolge al fotografo, diventa il fulcro di una fotografia che condensa, in quei due movimenti – la tenerezza protettiva del corpo del figlio, tutto proteso su quello, minuscolo, della madre anziana, e la forza vulnerabile degli occhi di lei, rivolti all’osservatore e quindi a noi – l’intensità assoluta di un rapporto che ha dominato per sempre, dolcemente e drammaticamente, la vita e l’opera di Pasolini. (Roberto Chiesi, Responsabile Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini)
Credits: Angelo Novi/Cineteca di Bologna
Free Entrance